Da cosa nasce
il 25 novembre

Nel 1999 l’ONU ha indetto il 25 novembre come giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
E l’ha fatto per un motivo ben preciso.

Puerto Plata, 1960. Le tre sorelle Mirabal furono fermate dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, picchiate e abbandonate in un burrone.
Era il 25 novembre di quell’anno.

Vennero uccise in quanto dissidenti politiche,
in quanto donne che avevano osato insorgere e mostrare un’opinione contraria al loro Governo.

Furono uccise per lanciare un messaggio ed oggi sono il simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.

Da cosa nasce il 25 novembre

Nel 1999 l’ONU ha indetto il 25 novembre come giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
E l’ha fatto per un motivo ben preciso.

Puerto Plata, 1960. Le tre sorelle Mirabal furono fermate dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, picchiate e abbandonate in un burrone. Era il 25 novembre di quell’anno.

Vennero uccise in quanto dissidenti politiche, in quanto donne che avevano osato insorgere e mostrare un’opinione contraria al loro Governo.

Furono uccise per lanciare un messaggio ed oggi sono il simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.

Il
Progetto

Torino, 2021. L’agenzia di comunicazione Limo ha deciso di realizzare il progetto #stereotipisonoviolenza per sensibilizzare e rendere consapevoli sulla violenza che si nasconde dietro lo stereotipo.

È un manifesto dove il design abbraccia la memoria collettiva, in un percorso che invita ad agire.

Il 25 novembre non basta.  

Il
Progetto

Torino, 2021. L’agenzia di comunicazione Limo ha deciso di realizzare il progetto #stereotipisonoviolenza per sensibilizzare e rendere consapevoli sulla violenza che si nasconde dietro lo stereotipo.

È un manifesto dove il design abbraccia la memoria collettiva, in un percorso che invita ad agire.

Il 25 novembre non basta.  

La banalità
dello stereotipo

Quando si parla di violenza sulle donne siamo tutti d’accordo che si tratti di un atto riprovevole. Dunque, sembra scontato che, nel momento in cui una donna subisce qualunque tipo di violenza, debba essere tutelata dalla legge e difesa dall’opinione pubblica. Purtroppo, non è così.

Ogni giorno le donne subiscono violenza e ogni giorno vengono avanzate opinioni che minimizzano la gravità del fatto o che attribuiscono parte della colpa alla vittima.

Il progetto evidenzia questa discrepanza, attraverso due linguaggi che ci sono particolarmente congeniali: i dati e il design.

La banalità
dello stereotipo

Quando si parla di violenza sulle donne siamo tutti d’accordo che si tratti di un atto riprovevole. Dunque, sembra scontato che, nel momento in cui una donna subisce qualunque tipo di violenza, debba essere tutelata dalla legge e difesa dall’opinione pubblica. Purtroppo, non è così.

Ogni giorno le donne subiscono violenza e ogni giorno vengono avanzate opinioni che minimizzano la gravità del fatto o che attribuiscono parte della colpa alla vittima.

Il progetto evidenzia questa discrepanza, attraverso due linguaggi che ci sono particolarmente congeniali: i dati e il design.

"Le donne dovrebbero pensare
alla famiglia, non alla carriera."

— Anonimo

"Le donne dovrebbero pensare alla famiglia, non alla carriera."

— Anonimo

26,4%

26,4%

delle donne ha subito
violenza psicologica o economica 

Secondo i dati raccolti nel 2014 dall’Istat, il 26,4% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza psicologica o economica dal partner attuale e il 46,1% da parte di un ex partner. Le violenze psicologiche più gravi riguardano un totale di 200 mila donne.

"Se l'ha colpita avrà pur fatto qualcosa!"

— Anonimo

"Se l'ha colpita avrà pur fatto qualcosa!"

— Anonimo

delle donne ha subito molestie fisiche

Secondo la stessa intervista, le donne subiscono minacce (12,3%), sono spintonate o strattonate (11,5%), sono oggetto di schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%). Altre volte sono colpite con oggetti  (6,1%). Le violenze fisiche sono per la maggior parte opera dei partner o ex. 

15,6%

15,6%

"Chissà com'era vestita!"

— Anonimo

"Chissà com'era vestita!"

— Anonimo

delle donne ha subito
una violenza fisica o sessuale

Stando ai dati Istat, nel 2014 le violenze sessuali più diffuse sono state le molestie fisiche, cioè l’essere toccate o abbracciate o baciate contro la propria volontà (15,6%), i rapporti indesiderati vissuti come violenze (4,7%), gli stupri (3%) e i tentati stupri (3,5%).

Le forme più gravi di violenza sono state esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici.

24,5%

24,5%

"Adesso non si può neanche più
fare un complimento?"

— Anonimo

"Adesso non si può neanche più fare un complimento?"

— Anonimo

delle donne ha subito
stalking da parte di ex partner.

Secondo i dati raccolti nel 2014, il 21,5% delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito comportamenti persecutori da parte di un ex partner nell’arco della propria vita.

Le donne che sono state vittime di stalking più volte sono il 15,3%.

21,5%

21,5%

"Se era violento, avrebbe dovuto
denunciarlo prima."

— Anonimo

"Se era violento, avrebbe dovuto denunciarlo prima."

— Anonimo

Omicidi volontari di donne

Secondo i dati Istat, delle 111 donne uccise nel 2019, l’88,3% è stata uccisa da una persona conosciuta. In particolare il 49,5% dei casi dal partner attuale, l’11,7%, dal partner precedente, nel 22,5% dei casi da un familiare (inclusi i figli e i genitori) e nel 4,5% dei casi da un’altra persona che conosceva (amici, colleghi, ecc.).

Per oltre la metà dei casi le donne sono state uccise dal partner attuale o dal precedente e in misura maggiore rispetto agli anni precedenti: il 61,3% delle donne uccise nel 2019, il 54,9% nel 2018 e il 54,7% nel 2014.

111

111

La banalità
dello stereotipo

Il progetto si rivolge a tutte le generazioni per invitarle a riflettere su cosa sia la violenza. Spesso, infatti, quando le donne ne sono vittime, vengono espressi determinati giudizi pericolosi in quanto sono stereotipi che invitano alla violenza.

Gerusalemme, 1963. Hannah Arendt pubblica La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme, libro in cui sostiene che anche una persona normale e banale può ritrovarsi a fare del male se inserito in un meccanismo politico–sociale che lo spinge ad agire senza pensare.

Eichmann stesso non sarebbe altro che un uomo comune incapace di pensare al valore morale dei propri atti. Dietro questa mediocrità, vi è la banalità del male, poiché sono individui banalmente comuni a poter compiere il male.

Allo stesso modo sono uomini banalmente comuni e mediocri coloro che si esprimono attraverso stereotipi, influenzati dal conformismo del contesto sociale. Per questa ragione vi invitiamo a riflettere sulla banalità dello stereotipo.

Aiutaci a condividere il nostro progetto.

#stereotipisonoviolenza

La banalità
dello stereotipo

Il progetto si rivolge a tutte le generazioni per invitarle a riflettere su cosa sia la violenza. Spesso, infatti, quando le donne ne sono vittime, vengono espressi determinati giudizi pericolosi in quanto sono stereotipi che invitano alla violenza.

Gerusalemme, 1963. Hannah Arendt pubblica La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme, libro in cui sostiene che anche una persona normale e banale può ritrovarsi a fare del male se inserito in un meccanismo politico–sociale che lo spinge ad agire senza pensare.

Eichmann stesso non sarebbe altro che un uomo comune incapace di pensare al valore morale dei propri atti. Dietro questa mediocrità, vi è la banalità del male, poiché sono individui banalmente comuni a poter compiere il male.

Allo stesso modo sono uomini banalmente comuni e mediocri coloro che si esprimono attraverso stereotipi, influenzati dal conformismo del contesto sociale. Per questa ragione vi invitiamo a riflettere sulla banalità dello stereotipo.

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SONO
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